Mariannina

Seduta, alla fioca luce della candela
componi i tuoi versi sul calar della sera,
dopo le fatiche di un giorno qualunque
spesso offesa, da un uomo che si crede importante.

Componi versi che gridano dolore
le tue lettere chiedono affetto e piangono amore,
ti consuma la vita crudele
ti ha strappato i tuoi più cari amori.

Non ti scoraggi, non ti arrendi
interrompi e poi riprendi,
scrivi di nascosto
invochi pronte risposte.

Al tuo precettore confidi gli affanni
e speri che almeno lui non ti inganni,
saluti gli amici domandi consigli
consoli gli afflitti invii cordogli.

I tuoi versi sono apprezzati
richiesti e pubblicati,
li trovano intrisi di malinconia
traboccanti di dolore come l’anima tua.

Il tuo angelo vedi sogni e chiami
che ti dia conforto brami,
che venga a te d’accanto
che ispiri il tuo dolce canto.

Ai tuoi già tanti affanni
si aggiungono gravi malanni,
della medicina tradizionale non ti fidi
e al Migneco e al Bonfanti ti affidi.

Allo scandalo grida la tua famiglia
di tornare a Ragusa ti consiglia,
ma tu difendi la tua scelta con fervore
e continui a ripetere che sarebbe un errore.

Anche la sola vista dei tuoi figli ti viene negata
sola e povera, a te stessa abbandonata,
nel mezzo del cammin della tua vita
saluti questo mondo che ti stima, ma non ti ha capita.

Nulla è perduto del tuo passato
il tuo sguardo magnetico su noi hai lasciato,
la tua ribellione è stata d’esempio
a chi come te ha subito dell’ignoranza lo scempio.

Autore: Laura Pluchino

Dipinto: Simone Favero