La fiamma

B.

B. non sapeva amare e, cosa ancora peggiore, non si faceva amare.

Lo vidi un giorno al supermercato, con lo sguardo disperato di uno che non ha molto da perdere.

Aveva un aspetto molto trasandato ma gli occhi, se pur tristi, avevano qualcosa di estremamente vivo.

Stava in fila davanti a me e mi disse: “prego”. Io, non so perché, interpretai il prego come un “prego nella mia vita”. E così fu.

Dopo poco tempo gli scrissi una bellissima lettera anonima, accompagnata da un libro, e riuscii, con non poche difficoltà, a fargliela pervenire.

Poco tempo dopo ci siamo fusi. Di quelle fusioni rare che ti portano in cielo ma poco dopo tra le fiamme dell’inferno. Di quelle storie che ti danno la vita e poi te la tolgono.

B. aveva un modo singolare di vivere, per usare un eufemismo. Si era relegato da sé ai margini della società, viveva di stenti in una specie di garage e si raccontava un sacco di bugie per sopravvivere, le raccontava a sé stesso e anche agli altri. Eppure ci provò ad amarmi, a modo suo, certo. Si donò anima e corpo in modo viscerale per colmare il suo vuoto.

Aveva un mondo interiore di cristallo pronto a frantumarsi da un momento all’ altro. A volte pensavo a quanto potesse essere faticoso vivere dentro la sua testa. A tratti riuscivo a sentirne anche la fatica.

B. era selvaggio, in un’accezione positiva però. Sapeva cavarsela in qualunque situazione ed aveva inventiva. Raccoglieva arance di inverno e uva d’ estate in un posto segreto che amava e quando non aveva soldi per mangiare, affrontava il digiuno con dignità.

Spesso mi chiedevo se la sua estrema disponibilità dipendesse dal suo essere così solo o dal volere realmente stare in mia compagnia.

Era “fiddiu i nuddu” con quelle barriere che si era costruito e che gli oscuravano la luce dell’anima.

Eppure lo amai follemente, come se fossi stata posseduta, di quegli amori che il cuore può reggere una sola volta nella vita e lo odia anche, di quell’ odio che puoi provare una sola volta nella vita, e dopo tutto ciò io non fui mai più quella di prima.

Autore: Elena Taranto

Dipinto: Ilenia Madaro