Due grosse lacrime scesero lungo il mio viso, quasi senza accorgermene…
Era una domenica mattina, appena alzata guardai la sua stanzetta vuota, capii subito che quel certo non so che che mi sentivo dentro era dovuto alla sua mancanza.
Mi avviai, come un automa, verso il telefono, alzai la cornetta, composi il numero e dopo un tempo che a me sembrò interminabile mi rispose.
Era la maestra Valeria.
Alle mie domande rispose che Carla stava benissimo, aveva dormito benissimo, tutto andava benissimo!
Quel “benissimo” forse… si, forse, fu proprio quel “benissimo” detto così sinceramente e serenamente che fece partire quei lacrimoni!
Carla riusciva a stare benissimo anche senza la sua mamma, questo – in una prima frazione di secondo – mi rattristò molto perché, per un attimo, la sentii così lontana.
Salutai dicendo che avrei chiamato dopo, asciugai il mio viso passandoci sopra il dorso delle mie mani e mi apprestai a prepararmi, sollecitata da mio marito che era incurante del mio malessere. Forse perché non si accorse neppure di quanto mi stava accadendo.
Fui subito pronta, i miei pensieri fluttuavano in un mare in tempesta e non riuscivo a seguirne il filo…
Uscimmo, salii sulla moto e ci avviammo. La nostra meta non era vicina e così ebbi tutto il tempo di riordinare quei pensieri vaganti.
Carla aveva trascorso la sua prima notte fuori di casa, senza di me e “tutto era andato benissimo”.Dovevo essere contenta di questo, dovevo impormelo.
Era piccola, neanche 5 anni, ma tanto grande dentro! Andava tutto benissimo perché era con le sue maestre, con i suoi compagni e si stava divertendo da matti, poco importava se la sua mamma non era lì con lei. Di una cosa era certa, la sua mamma c’era, anche se non lì con lei, e alla fine della gita sarebbe andata a riprenderla!
Io, invece, riuscivo a pensare solo a quel lettino vuoto, a quel “vuoto” così infinitamente grande! I miei pensieri non riuscivano ad andare oltre.
Feci uno sforzo enorme per cercare di rimuovere quel pensiero così assillante e, finalmente, abbozzai un sorriso pensando che tra non molte ore l’avrei rivista, abbracciata, baciata… e quel grande “vuoto” sarebbe stato finalmente colmato!
Durante la sua assenza ebbi modo di riflettere anche sul nostro rapporto, sui nostri comportamenti che, pian pianino, sembravano prendere una piega diversa.
Credo, comunque, che non sia stata lei a cambiare, bensì io. Avevo, da poco, completato i laboratori con lei, nella sua scuola, con le sue maestre; Durante quel percorso tante cose avevo capito, mi sforzavo di venirle incontro, di capire le sue esigenze, di non considerarle solo dei semplici capricci; il “no” secco non poteva bastare a Carla, dovevo dare delle risposte esaurienti a ogni sua domanda, a ogni sua richiesta. Era arrivato anche per me il momento di capire cosa “funzionava” e cosa non “funzionava”!
È mia figlia, è vero, ma non siamo una cosa sola! Era indispensabile capire questo.
Lei, ora, è nella sua stanzetta, sta dormendo, sento il suo respiro, quel “vuoto” è stato colmato e io, finalmente, sono serena. Penso a quando potrà succedere un’altra volta e mi riprende l’ansia; scaccio quel pensiero e mi fermo ad ascoltare il suo respiro..
Autore: Pina Di Stefano
Dipinto: Adriana Iacono