Le mani in tasca. Il tempo umido e nebbioso, esco di casa. So già dove sto andando. Alla panchina. Ci troviamo tutti là prima o poi, è un appuntamento fisso. Ho la chitarra con me, una Ekoda guerra. Ho ripassato gli accordi. Dove se n’è andato Elmer che di febbre si lasció morire. Qualche altro vagabondo della domenica come me mi sta aspettando, anche se non si aspetta nessuno in particolare. Chi c’è c’è. Dov’è Herman, bruciato in miniera. Non servono i saluti, sappiamo tutti come stiamo. Qualcuno fuma, il motorino accanto chi ce l’ha. Chi non ce l’ha, invidia. Qualcuno è sparito, dicono sia in prigione. Ma è tutto. Si sta lì, aspettiamo ancora qualcun altro. Dove sono Bert e Tom. Il primo ucciso in una rissa il secondo che uscì già morto di galera. Mi siedo alla nostra maniera, sulla sponda coi piedi sul sedile. Ai sabbioni si fa così. Si sputa per terra, mozziconi, cartacce. Niente fiori nelle aiuole. Nessuno sa niente di nessuno e tutto di tutti. E cosa ne sarà di Charley che cadde mentre lavorava dal ponte, volò e volò sulla strada. Non si parla di politica. Non si parla di calcio. Si fuma. Hai una Marlboro. Qualcuno ha portato un ellepi dei Black Sabbath da mostrare. Non é pericoloso. Ci sono poche ragazze ai sabbioni, si scherza. Poco o niente sesso. Solo chiacchiere, chi ha una ragazza non lo dice. Dove sono Ella e Kate morte entrambe per errore una di aborto, l’altra d’amore. Piano piano arriva qualcun’altro. Faccio qualche accordo sulla chitarra, non è come adesso che non canta più nessuno. Sanno ascoltare ai sabbioni. Dov’è Jones il suonatore che fu sorpreso dai suoi novant’anni e con la vita avrebbe ancora giocato. Lui che offrì la faccia al vento, la gola al vino e mai un pensiero: non al denaro, non all’amore né al cielo. Sono quasi le sei, fa buio e comincia a fare freddo. Soffio sulle mani, ci vediamo. Torno a casa. Le mani in tasca.
Autore: Massimo Peralta
Dipinto: Milena Nicosia