Dolce Lorenzo, Ti scrivo questa lettera perché, anche se non sei più tra noi, e probabilmente sei un frammento d’aria che si è unito al grande cielo della vita, voglio ricordarti e ricordare il tuo sorriso così rassicurante e composto di fronte alle avversità, poiché mi manca tantissimo e gli attacchi di panico sono all’ordine del giorno. Il campo dove giocavamo a calcetto, il tuo banco della scuola, lo sgabello del laboratorio, le mattonelle della pizzeria di fronte casa tua, la panchina della piazzetta dove ci incontravamo, punto di ritrovo per noi, la marmitta del tuo motard 125 a quattro tempi, chiedono di te, mi domandano “dove è lui? Perchè non lo vediamo più con il suo passo sicuro e il suo viso solare, attraversare la strada e benedirci la giornata?”. Anche il vento, quando ripercorro quelle strade che usavamo fare insieme, sussurra nelle mie orecchie, invocando la tua presenza. Due crolli spalancarono il grande baratro del mio cuore… il primo quando, volendo mandarti un messaggio con l’intento di invitarti a prendere una pizza, ascoltai dalla televisione accesa nel soggiorno l’annuncio della tua morte e per poco non feci scivolare dalle mani il telefono, mentre il secondo… quando sollevai la tua bara con i nostri compagni per portarla dentro l’auto funebre, accompagnati dai canti spezzati del coro: le nostre lacrime non erano nulla in confronto al silenzio che provavamo dentro i nostri cuori, e sopratutto quello di tua madre… in quel momento ho solo desiderato che, nell’attimo in cui quella maledetta trave ti ha schiacciato, tu non abbia avuto paura e, anzi sia trapassato in modo sereno e lieto, sognando un arcobaleno su cui poterti arrampicare per giungere in Paradiso. Dovevi insegnarmi a guidare la moto, ad arrampicarmi sugli alberi, dovevamo visitare insieme Napoli, Milano, Parigi, le Alpi, il monte Bianco e poi il monte Everest, ma dove sei? Tu adoravi le montagne, perché pensavi che da lì si potesse vedere la felicità e, soprattutto, ti sentivi più grande di tutti in qualcosa che con le tue sole forze avevi ottenuto; ma adesso… non so con quale versione di me stesso, se quella vecchia, rinnovata sempre dalla tua presenza, o quella nuova, cupa e fragile, dovrò percorrere il cammino della vita. So che la tua cordialità e la tua tenacia saranno ispirazione per il nostro presente, che la tua morte non sarà stata vana, perché tu vivrai nei ricordi di chi lotta per una società più giusta e che ci proteggerai per sempre. Buon viaggio tenera anima. Insegna agli angeli a impennare senza le mani.
Autore: Daniele Cataudella
Dipinto: Denise Giacchi