Giovanna

“Guarda e impara…” nella cucina in formica simil-legno anni Settanta, tutta l’energia di una donna di quasi un metro e mezzo si traduce in un tratto di penna.
Piegato in avanti, sul tavolo rotondo, un fanciullo di 8 anni è ipnotizzato al seguito di quel tratto deciso tracciato su di un foglio ingiallito a quadretti A5 strappato in malo modo da un iconico blocco marchiato Pigna.
“Guarda e impara…”, ogni tratto, una liturgia a sé e la penna, badate bene, una Carioca dal caratteristico colore blu-viola e dal profumo intenso di inchiostro industriale, verga decisa un tratto umano e poi un cappello.
“Guarda e impara…”, la messa continua e Giovanna, maestra d’arte di quasi sessant’anni, malferma e in piedi, disegna e guarda negli occhi il discente, passo per passo, tratto per tratto come a segnare i movimenti da memorizzare.
“Guarda e impara”, e poi come dalla cattedra, vittoriosa e provata proclama “questo è un contadino!”.
Quel disegno, impresso in automatico, dipinge negli occhi neri del bimbo un velo di delusione perché del contadino non ha proprio niente e quel cappello, poi, posto alla fine come il puntino sulla i, lo fa somigliare più ad un messicano, simile al personaggio che lo incollava alla TV negli infiniti pomeriggi assolati in compagnia di Speedy Gonzales ma … guai a dirglielo. In ogni caso, assorbe i tratti e li riproduce a memoria sempre più convinto, sempre più deciso, come piaceva a lei che aveva il compito di intrattenerlo un po’ impaurita e incerta nel dopo scuola infrasettimanale, lei che seppur madre di quattro figli non aveva mai scaldato minestra o rassettato casa.
“Guarda e impara” un mantra, o meglio una preghiera da mandare giù a memoria, proprio come al catechismo: celebrare il creato e le sue creature inconsapevolmente, sulla fiducia e soprattutto, in silenzio.
Ed oggi, quarant’anni più tardi, quello stesso blocco e quella penna li ho ritrovati, per caso, dimenticati dentro il cassetto della scrivania stipata in una stanza chiusa a chiave nella casa in campagna. Al loro cospetto quegli odori, quelle consistenze, quella sensazione mi si sono riproposte e mi sono perso nel ricordo o forse ritrovato, nei pensieri di un bambino che, a detta di sua nonna, avrebbe dovuto cambiarlo il mondo.
La penna funziona ancora e istintivamente, adesso lo disegno a memoria quel contadino dall’aria sudamericana, consapevole che almeno per un momento, su uno sfondo ancora più giallo, almeno su carta, quel mondo cambierà davvero.

Autore: Salvo Garipoli

Dipinto: Simone Favero