Non c’è Nuzzo

Non c’è momento della vita che la memoria non rincorra i miei ricordi. Ricordi, ossessivamente presenti e vivi, capaci di emozionare e regolare ancora oggi ogni aspetto del mio sentire. Riciclano e maturano suggerimenti in costante richiamo ad una condotta disciplinata, autorevole, consapevole decisione anche quando vorresti cinicamente lasciar perdere, svincolarti da ogni comportamento responsabile e liberarti nell’indifferenza degli accadimenti. Eppure ciò non mi è possibile neanche avvalendomi di una riflessione profonda e silenziosa. No! Ad un certo punto esplode caparbiamente il mio senso di responsabilità, di essere portatore e testimone di un proprio valore esistenziale e relazionale che rispecchia la realtà organizzativa di cui si fa parte e che non può essere tradita da circostanze di convenienza personale e pertanto arbitraria, perché ciò che si vuole è essere artefice e attore di quel fatto, di tutti i fatti che ad esso si concatenano, sebbene riposti nel dimenticatoio della ricercata qualità della vita, sai che esistono. Certo, ricordi coperti dalla nebbia del tempo, ma pur sempre presenti nella propria dimora spirituale. Percorso contrassegnato da tappe in continuità, viatico con tanti ponti, valli e dossi tutti conquistati con sacrificio negli studi, forza di volontà e caparbietà d’animo nei momenti di scoramento. La solitudine, il vuoto intorno alle mie volontà assume lo stesso valore del silenzio, un silenzio che parla e sanziona, capace di ridurre tutte le ragioni a riflessioni tali da far pareggiare i benefici con le offese. Fa in modo di far trovare quello spiraglio sottile che conduce alla liberazione. La solitudine della coscienza non si comporta come l’impermeabile che fa scivolare la pioggia di dosso e ti bagna i piedi, al contrario l’affronta e si rinfresca a quel dono che risveglia l’animo dal sogno rabbioso e lo purifica favorendo ogni altra decisione verso il rispetto di sé stesso e dell’altro, disarma il pensiero da ogni desiderio di far male e ti rilascia un bene, talvolta meritato per il tuo sudato lavorio, altre volte senza alcun merito, oppure, come credi spesso e te ne lamenti, che avresti meritato molto di più rispetto a quanto hai ottenuto. A questo gemito arriva in soccorso la solitudine della coscienza che ancora riapre, inducendoti alla riflessione, lo spiraglio per liberarti e ribilanciare tra positività e negatività i valori riportandoli per differenza a zero. La solitudine e per contraltare le riflessioni, sono i pregevoli valori apparsi nella mia consapevolezza sin dalla fanciullezza, via via compresi e rinforzati con la ricerca dei “significanti” per la decodifica del messaggio cifrato che la morte di mio fratello Venerando mi aveva consegnato assieme alla solitudine cui mi costringeva. Vivere il giorno per svolgere ogni riflessione la sera, ancor ora, prima di addormentarmi, narrazioni e ricerca per vivere due vite in una, assegnate alla mia anima, strumento e stimolo equalizzante e liberatorio.

Autore: Nuzzo Monello

Dipinto: Mario Occhipinti olio su cartoncino 40×30