«Nonno, raccontami il tuo viaggio di nozze.»
Mio nipote Giulio, oggi studente liceale, mi sollecita a parlare, in una fresca serata d’estate sulla terrazza della nostra casa, del mio viaggio di nozze di tanti, tantissimi anni fa.
«Molto volentieri, mio caro Giulio, anche perché mi dà l’opportunità di ricordare il viaggio di nozze con nonna Caterina e l’incontro di una persona straordinaria: Mimmo, un vecchio marinaio ragusano.»
«Racconta, nonno.»
«Ci sposammo nel 1969 e come luna di miele programmammo di soggiornare a Marina di Ragusa, in quanto l’anno precedente, esattamente i 7 di agosto, il cantante Adamo vi aveva aperto il suo night club “La notte” che prese il nome dal suo più grande successo musicale.»
«Dove alloggiaste?» mi chiede Giulio.
«Prendemmo alloggio non in un albergo, ma presso la casa di un marinaio. Non per risparmiare, ma perché crediamo che, così facendo, si ha l’opportunità di conoscere a fondo i luoghi visitati attraverso il contatto umano con la gente del luogo. Il proprietario era un vecchio marinaio con la faccia rugosa bruciata dal sole e con i capelli bianchi. Si era imbarcato giovanissimo per lavoro, come nostromo, su una nave da crociera, la “Federico C” della Costa Crociere. Messosi in pensione, dopo molti anni di onorato servizio su diverse navi, aveva acquistato un gozzo a vela, fornito anche di un piccolo motore per le manovre per entrare nelle calette. E con questo gozzo portava gli ospiti nelle escursioni via mare.»
«Ne ricordi il nome?» mi chiede Giulio.
«Certamente! Il cognome, dopo tanto tempo, non me lo ricordo più, ma il nome non lo dimenticherò mai. Si chiamava Mimmo, diminutivo di Domenico. Era un autodidatta, ma aveva una discreta cultura soprattutto sulla storia della Sicilia, e inoltre conosceva benissimo tutta la costa ragusana, ogni insenatura, ogni piccola caletta in cui ci accompagnava. E, particolare non meno importante, era appassionato di musica lirica, come me e nonna Caterina.»
«Ne parli in modo incantato, nonno!» osserva Giulio
«E’ vero,» ammetto «come non esserlo di una persona autentica di quelle che se ne incontrano poche durante la propria esistenza.»
«Raccontami, allora, i particolari più interessanti di questo viaggio e di questo incontro».
«Sono molti i ricordi belli e non è facile fare una selezione. Certamente, l’emozione più bella era quando andavamo in barca a vela, essendo io stato, come tu sai, velista da giovane. Uscivamo la mattina presto con il gozzo, a cui Mimmo aveva dato il nome accattivante di Itaca, per tornare al tramonto»
«Perché mai il nome Itaca, nonno?»
«E’ facile capirlo. Essendo stato imbarcato per lunghi anni su navi da crociera, anche se con i dovuti intervalli per le vacanze, il sogno costante di Mimmo era quello di ritirarsi definitivamente a Marina di Ragusa e godersi la meritata pensione. Ma c’è anche un’altra ragione.»
«Quale?»
«Come ti ho poc’anzi accennato, Mimmo era un autodidatta, appassionato di storia, di mitologia e di poesie. Un giorno mi disse, mentre eravamo in mare, che aveva dato il nome Itaca al suo gozzo anche in onore del poeta Konstantinos Kavafis autore dell’omonima poesia. E, mentre il gozzo filava spinto da una fresca brezza di ponentino, un giorno mi recitò Itaca che amava tanto, con la voce che si incrinò un po’ per la commozione, quando arrivò al verso: Sempre devi avere in mente Itaca, raggiungerla sia il tuo pensiero costante.»
«Commovente, nonno!»
«Commovente, davvero. Oltre che a recitare, era a bravo anche a cantare. Il suo autore preferito era ovviamente il Mimmo nazionale, cioè Domenico Modugno. Ci cantava spesso, mentre veleggiavamo, la sua canzone preferita I delfini e c’era anche un motivo particolare per cui amava quella canzone»
«Dimmi, nonno?»
«L’incipit della canzone recita: Nel mare della vita i fortunati vanno in crociera, gli altri nuotano, qualcuno annega. Mimmo mi confidò “Caro amico (ci davamo del tu), inizialmente mi identificavo in quelle parole, in fondo sono uno che nuota ma, vedendo come si divertivano le famiglie in crociera, era naturale che covassi un po’ di risentimento, dato che ero costretto a stare lunghi mesi lontano dalla mia famiglia mentre loro se la spassavano. Ma, alla fine mi sono detto, non voglio essere quel qualcuno che annega nel mare della depressione e voglio seguire invece l’invito della seconda parte della canzone che recita Prendi fiato e vai, vai che ce la fai! Ho preso fiato, ho stretto i denti, ho lavorato sodo per quarant’anni e oggi sono nella mia Itaca, Marina di Ragusa, a godermi la pensione e a portare in giro i turisti per i suoi posti incantevoli che, a sentire i loro commenti, sono magici e unici al mondo”.»
«Persona saggia questo Mimmo, nonno, e dei luoghi visitati, cosa mi dici nonno?».
«Indimenticabili! Il nostro viaggio di nozze fu abbastanza lungo, due settimane, e ciò ci consentì di visitare tutti i principali luoghi da Marina di Ragusa a Pozzallo co il gozzo di Mimmo. Visitammo anche i siti interni e, ovviamente, non poteva mancare Taormina.»
«E come avete fatto a raggiungerla, visto che Taormina non è sul mare?»
«Sempre con Mimmo. Aveva una vecchia, scassatissima Fiat Seicento Multipla e con con questa ci portava nelle escursioni interne. Era considerata la più brutta auto prodotta dalla Fiat. Io, invece, la trovavo divertente. Tu non te la puoi ricordare: era abbastanza buffa con il davanti dell’auto che sembrava il dietro e viceversa. Con questa simpatica macchinetta ci inerpicammo su per i tornanti per arrivare a Taormina. L’auto sbuffava un po’ e spesso dovevamo fare delle soste obbligate perché Mimmo rimboccasse l’acqua al radiatore. Ma, furbescamente, si fermava negli slarghi dei tornanti, che costituivano dei veri belvederi mozzafiato sul mare. Quella gita resta indimenticabile anche perché ci consentì di vedere il grande Nureyev esibirsi al Teatro Antico in una splendida messa in scena di Giselle.»
«Fantastico viaggio e fantastico racconto. Ci siete più tornati in quei luoghi?»
«Certamente, diverse volte! Ci torneremo sicuramente l’anno prossimo, nel 2024, per festeggiare le nostre nozze di smeraldo, i 55 anni di matrimonio.»
Autore: Gaziano Gaetano
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