Sbagliato

«Lo sapevo che questa cosa sarebbe andata storta».

Mio padre mi diceva sempre così quando facevo qualcosa di sbagliato. Quella frase l’avevo sentita tante di quelle volte che ormai nemmeno ci credevo più.

«E chi sei, Nostradamus?»gli rispondevo, e se non ero lesto a scansarmi mi arrivava una predizione a forma di mano dritta sulle gengive. Io sono uno tranquillo, non mi è mai importato di coltivare quell’ansia che si prova a prevedere gli errori altrui. Mi sono sempre ripromesso che non avrei mai pronunciato quella frase da oracolo vissuto.

Poi ho conosciuto lei. Lei compie tutti i suoi sbagli con un sorriso così incantevole che potrei stare ore a guardarla sbagliare. 

Una volta si è comprata un paio di pantaloni per una cerimonia importante male stavano troppo lunghi, andavano portati alla sarta per farli accorciare. Col suo sorriso incantevole mi ha chiesto di aiutarla e io mi sono sentito addosso improvvisamente il peso della responsabilità. Per tutta la sera ho armeggiato incessantemente con quegli spilli: una volta erano un millimetro troppo lunghi, una volta un millimetro troppo corti. Dopo ore abbiamo finalmente trovato la misura, lei ha detto «perfetti!», e se n’è andata a letto sorridente. Quella notte io ho avuto gli incubi, sognavo che la cerimonia era irrimediabilmente rovinata da un paio di pantaloni sbagliati.

Il giorno prima della cerimonia non riuscivo quasi a concentrarmi sul lavoro perché il pensiero tornava sempre a quei pantaloni. Lei invece, fresca come una farfalla, è andata tranquillamente a ritirarli dalla sarta e non se li è provati, è tornata a casa e non se li è provati. Quando la sera sono rientrato a casa e ho trovato i pantaloni ancora sigillati nella busta l’ho redarguita: «Ma come, ancora non te li sei provati? Era la prima cosa che avresti dovuto fare!».

Lei allora mi hasorriso rassicurante e si è tolta la gonna sotto il mio sguardo impaziente, l’ha piegata e l’ha riposta nell’armadio; poi è andata a lavarsi i denti, ha messo l’acqua sul fuoco per farsi la tisana e ha portato fuori la spazzatura; ha aggiunto una coperta sul letto perché l’aria cominciava a rinfrescare e ha sprimacciato i cuscini, rendendoli belli pieni e morbidi. Solo quando non aveva più altro da fare si è decisa a provarsi i pantaloni. Erano troppo corti. Non sono riuscito a controllarmi e ho sbottato:«lo sapevo che questa cosa sarebbe andata storta!» Eppure alla cerimonia lei era la più bella, con i pantaloni a pinocchietto e il suo sorriso incantevole.

Autore: Damiano Rotella

Dipinto: Claudia Clemente