La mia storia

Descrivere qualcuno di cui valga la pena di parlare! Mi sei subito venuto in mente tu papà. Era un giorno piovoso e uggioso di maggio, quando ti abbiamo accompagnato al cimitero. Le mie lacrime si mescolavano alla pioggia copiosa. Quel giorno infine era arrivato, trovandoci tutti impreparati. Avevo sperato che, allontanando il pensiero, avrei pure allontanato il giorno della tua inevitabile dipartita. Ricordo da bambina che mi sembravi un gigante forte, quando mi prendevi in braccio e mi mettevi sulle spalle. Mi sentivo protetta quando c’eri tu. La cosa che mi stupiva sempre era la tranquillità che riuscivi ad infondermi, qualsiasi problema sembrava facilmente risolvibile accanto a te: “nun ti preoccupare u papà a soluzione a truvamu!“. E non lo dico solo io, ma tutti quelli con cui ho parlato mi riferiscono di questa calma che sapevi infondere! Penso fosse un dono! Tu sapevi soprattutto ascoltare, spesso mi confidavo con te perché mi ascoltavi…una cosa semplice no? Eri curioso papà, di conoscere sempre cose nuove, ti piaceva essere sempre informato, perché non volevi sfigurare in nessuna situazione. Sembra che tu sia stato sempre così sin da piccolo, la zia mi raccontava tempo fa che da piccolo studiavi fino a tardi per non sfigurare a scuola, visto che il pomeriggio spesso tuo nonno e tuo padre ti portavano in campagna per lavorare. “Ma vai a letto Salvatore” ti dicevano “No devo finire un puozzu fare malafigura.” Eh già, e questo lo hai insegnato anche a noi, servirsi del proprio cervello e delle proprie capacità! Mai abdicare a qualcun altro, mai cercare scorciatoie. Bisogna essere corretti e leali, e noi lo abbiamo assimilato questo. Tutti ti ricordano come una persona perbene, gentile, onesta. “Non bisogna mai perdere la propria dignità” dicevi pure. Perché puoi anche non avere nulla ma bisogna mantenere sempre la testa alta consapevoli di non avere motivi per abbassare lo sguardo. Mi manchi tanto a volte, ma sono consapevole che hai lasciato parte di te in ognuno di noi. Ti ritrovo nella pignoleria di Marianna, nella bontà e capacità di comprensione di Letizia, e nella mia curiosità e voglia di conoscere, così come in alcuni gesti o in qualche particolare del viso. La malattia ti ha pian piano tolto la speranza e le forze, hai quasi subito capito che tutto sarebbe stato difficile. “Troppi se ci sono nei discorsi dei medici” dicevi. Ci hai provato lo stesso, ed alla fine quando hai capito che nulla ti avrebbe salvato, hai voluto condividere con noi le cose più importanti, quelle pratiche, che era necessario sapere per poter andare avanti ed affrontare le future difficoltà. Io non ne volevo proprio saperne di accettare che da lì a poco saresti morto. A volte mi chiedo dove sei, e quando sento un improvvisa brezza che mi sfiora il viso mi piace pensare che sia tu, che cerchi di farmi capire che ci sarai sempre. Che dire infine, mi auguro che tutti possano avere un padre come te, presente e attento.

Autore: Cristina Galante

Dipinto: Ilenia Madaro