Quante estati son trascorse da quel primo bacio desiderato e cercato, eppure ancora oggi se ripenso a quella estate nella casa fra i gerani dei nonni in Liguria, quel bacio ha ancora un sapore preciso. Ma ancora prima del bacio, c’era la combriccola di amici delle estati sulla spiaggetta e il muretto vicino alla gelateria e poi c’era la Patti, capelli lisci e pelle abbronzata, all’epoca quindici anni, corpo atletico, con le tettine ben abbozzate, per me bellissima mentre io mi consideravo bruttina e piatta.
Lei, per me, era davvero avanti, sicura di se e spavalda, cioè tutto il contrario di me. Sembrava sapere tutto sui baci. Eppure non si sbilanciava sul numero dei ragazzi che aveva baciato. Manteneva una sorta di mistero che ai miei occhi di tredicenne me la rendeva ancora più affascinante e irraggiungibile.
Lei era la mia cugina incredibile, e io pendevo dalle sue labbra. Così un giorno sedute sugli scogli della spiaggiata di Camogli a mangiare un cono gelato, mi ricordo che la Patti aveva detto che per baciare un ragazzo bisognava chiudere gli occhi e aprire la bocca, ma non troppo e poi con il cono in mano mi faceva una dimostrazione. Così finiva che sospirando e con gli occhi chiusi baciassimo il nostro cono gelato, che puntualmente ci colava addosso.
Quell’estate io avrei dovuto baciare Roberto e non c’era discussione che tenesse, infatti secondo la Patti a quasi 14 anni era obbligatorio farsi baciare da un ragazzo e se mi azzardavo a chiedere perché, la Patti sbuffava e mi diceva che era l’unico modo di diventare una vera ragazza grande che sarebbe entrata al liceo a settembre. Devi svegliarti Eri, mi diceva, basta sognare, è ora di agire! – aggiungeva.
Avevamo un piano? ,-questo non lo ricordo, ma certo è che prima Roberto avrebbe dovuto accorgersi di me, mica così semplice! Bello era bello, 15 anni, alto e con il ciuffo castano e gli occhi azzurri come il cielo terso, mi pare torinese, sempre a giocare a pallone con i suoi amici sullo spiazzo in riva al mare. Non ero ovviamente l’unica ragazzina che lo guardava adorante, ma avevo il vantaggio che mio fratello era il suo amico preferito del mare e così se mi vedeva, correva ad abbracciarmi o mi sorrideva sventolando la mano.
Una sera finalmente si era creata la possibilità del bacio. Eravamo tutti in spiaggia e iniziava a far scuro. Quella sera qualcuno aveva tirato fuori una bottiglia per giocarci e tutti avevamo sbuffato, ma poi seduti in cerchio speravamo di baciare chi ci piaceva.
Io ero agitata anche perché la Patti non era stata chiara sull’uso della lingua, e a me faceva un po’ senso. Poi ci fu il bacio, certo non eravamo soli. Però ho chiuso gli occhi e aperto la bocca. Ho sentito la lingua di Roberto e il suo fiato caldo e quell’odore di aglio che ha cancellato all’improvviso la mia cotta per lui. Da allora milioni di baci son stati dati e presi, Roberto chissà che fine ha fatto, ma una cosa è certa l’aglio continua a non piacermi.
Autore: Erika Napoli
Dipinto Simone Favero