Una mano tesa

Ho sempre pensato di mettere nero su bianco la mia vita, un po’ sul serio, un po’ per gioco, per dire che qualche volta i sogni si realizzano, magari non solo per merito tuo, ma anche di qualcun altro!
Ed è proprio di questo “qualcun altro” che voglio parlarvi…una persona che purtroppo non c’è più ma che merita di essere ricordato, e quindi l’unico mezzo potente, muto ma assordante, che ho è scrivere di lui.
Ebbene sarà atipico che una nuora parli di suo suocero, ma è quello che intendo fare…
G.G. non era solo un mero uomo d’affari, un’icona a Ragusa nel suo settore, che tutti stimavano ed encomiavano. Prima di tutto è stato un marito attento e premuroso, un padre che ha cresciuto i suoi tre figli maschi con tanto amore e dedizione per il proprio lavoro, dandogli un futuro, degli ideali e dei principi che oggi loro rispettano e seguono in sua memoria!
E’ stato un nonno brillante, solare, dinamico, divertente, estroverso… a volte anche un po’ burbero e rigoroso: se da un lato pretendeva dai nipoti, e non solo, il massimo della serietà e della semplicità, dall’altro li accontentava in ogni loro desiderio.
Un caro amico…ha dato tutto di sé ad ogni persona che ha conosciuto, non c’è nessuno che non ricordi una sua parola detta nel momento giusto, una mano tesa davanti ad una difficoltà.
Non sarà la sua scomparsa a farci dimenticare la sua forte personalità, la sua risata contagiosa, la sua sana ironia, il suo amore per la vita!
Caro suocero, o come preferisco chiamarti io “padre acquisito”, adesso la nota più dolente…tu con me sei stato dapprima molto “ingombrante…” capivo che nei miei confronti eri molto diffidente. Poi pian piano ci siamo conosciuti meglio e tu hai apprezzato tanto la mia sincerità e semplicità, fino al punto che parlando di me dicevi sempre: ”Chidda nunnè mo nora, è mo figghia”.
Questa frase mi riempie il cuore di gioia, ma allo stesso tempo mi fa soffrire poiché non sono mai riuscita a chiamarlo “papà” come lui avrebbe tanto voluto. La cosa buffa è che lo avrei voluto tanto anch’io! Ed è solo per una banale e stupida timidezza che non sono mai riuscita a farlo, e me ne pento amaramente!
Capite bene che il nostro era un rapporto suocero-nuora inusuale: diretto, aperto, confidenziale, a volte anche conflittuale, ma era bello così!
Abbiamo lavorato insieme per circa cinque anni, poi ad un certo punto, a causa un po’ delle mie fragilità, un po’ perché volevo riprendere quella che era la mia vera passione, ossia l’insegnamento, con l’arrivo della mia prima figlia ho smesso di lavorare con lui.
So che ha sofferto tanto, ma non me lo ha fatto pesare mai.
Per sopperire a ciò andavo a trovarlo al lavoro tutte le settimane e lui era molto contento: mi accoglieva con un sorriso smagliante e parlavamo per ore di tutto, dei suoi e dei miei problemi. Tutte le volte mi diceva: ”così mi confesso almeno con te, i miei figli parlano poco”. Questa frase mi faceva tanto ridere.
Mi manca tanto, non potete immaginare quanto…
Ma di una cosa sono orgogliosa, di essere riuscita ad avere un figlio maschio a cui abbiamo dato il suo nome.
Ora che G.G. non c’è più capisco che questa scelta non ha avuto solo un valore simbolico: continuo ad abbracciare e baciare mio suocero ogni volta che abbraccio mio figlio!

Autore: LV

Dipinto: Ilenia Madaro